Quello che non ho: il brano contro il consumismo di Fabrizio De André

Quello che non ho è di fregarti a carte


In "Quello che non ho", uno dei brani più famosi contenuti nel disco del 1981 ribattezzato "L'indiano", Fabrizio De Andrè parla poeticamente e metaforicamente della società consumistica.

"L'indiano" è un disco introspettivo nel quale De Andrè parla di filosofia, libertà, consumismo, natura, utilizzando spesso la figura del pastore sardo, associandolo a quello degli indiani. E se gli indiani d'America sono stati eliminati dalla ferocia del conquistatore statunitense, la genuinità, la semplicità dell'uomo, rappresentate appunto dalla figura del pastore sardo,  e il suo stretto rapporto con la natura vengono cancellati dalla società consumistica, che nel corso degli anni '80 sarebbe diventata predominante, nell'ambito di un apparente benessere dopo l'inflazione record della prima parte del decennio. Il consumismo è così un virus che infetta tutti, tranne pochi, i pastori sardi sono un esempio di questa (rara) immunità.

In "Quello che non ho" vengono elencate le cose che appunto l'uomo genuino non possiede, partendo dalla camicia bianca, un capo di abbigliamento che identifica banchieri, yuppies, ma soprattutto persone benestanti che spesso "hanno un segreto in banca", i famosi alti borghesi del ceto speculativo-finanziario, citando l'espressione pasoliniana, che spesso fanno anche uso della violenza (più che personalmente, per interposta persona) per raggiungere il proprio apice. Facendola franca, appunto, tra conti off-shore e indagini annacquate dai servizi segreti deviati e dalla massoneria; senza dimenticare "le mani in pasta" nella corruzione di politici complici. L'indirizzo in tasca è quello appunto di un politico che, in cambio di denaro, garantisca per i loschi affari di queste lobbies, i cui esponenti non possono essere "fregati" da nessuno, essendo abili, spietati e bari giocatori di carte. 

Ma in fondo, al pastore sardo  non manca certo tutto ciò: non manca l'illusorietà della ricchezza data dall'accumulo di capitali.  E se in questo brano, esplicita il desiderio prima di fuggire da questa società, poi di tornare indietro, ne "Il canto del Servo Pastore" avrà una diversa consapevolezza: si renderà conto, infatti, di essere ancora un uomo libero di specchiarsi nella natura. 

Commenti

  1. C'è sempre qualcosa in più da scoprire nelle parole di De André.

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  2. Verissimo Gus. Io stesso ho scoperto cose nuove su questa canzone che ascolto e conosco da tantissimo tempo..

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  3. Per i culi. Ho letto, ma
    Spiacenti. La pagina del blog che cerchi non esiste.

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    1. Ahah! Dici sul bazar. Quel post non doveva uscire oggi ma tra una settimana. Errore di programmazione

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  4. Era un grande, bisogna aggiungere altro? un poeta, ma poi così criptico a volte. Come se non capissi mai tutto fino in fondo. Unico.

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    1. In questo periodo della sua produzione musicale era molto, molto criptico. Proviamo a leggere tra le sue parole :)

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