Nessuno è perfetto: quando Pozzetto sposò una trans



Film del 1981 diretto da Pasquale Festa Campanile, "Nessuno è perfetto" mette in scena la relazione tra un ricco industriale vedovo, Guerrino (Renato Pozzetto) e la bella fotomodella Chantal (Ornella Muti). Quest'ultima si scoprirà essere una transessuale: si chiamava Mario Hans ed era paracadutista dell'esercito, prima di sottoporsi alle operazioni per il cambio sesso.


Non ci troviamo di fronte a una pellicola dalle forti connotazioni politiche come "La patata bollente", che parlava dell'accettazione dell'omosessualità nell'Italia degli anni '70. 

E questo è probabilmente il principale difetto del film: il tema, originalissimo per il cinema dell'epoca e ancora oggi di straordinaria attualità, aveva grandi potenzialità e meritava uno sviluppo più incisivo. 

Il messaggio certamente è chiaro e condivisibile: ciò che conta è l'amore ed esso non si deve piegare né a discutibili convenzioni sociali, né al pettegolezzo di gente invidiosa. L'indignazione suscitata dalla relazione tra Chantal e Guerrino, e la scelta di quest'ultimo di sposarla, rimane però circoscritta al chiacchiericcio di paese in cui l'imprenditore vive; non c'è dunque una riflessione di più ampio respiro, ma semplicemente il mettere alla berlina la solita mentalità arretrata della Provincia. 


"Nessuno è perfetto" nel complesso è comunque un film piacevole, nonostante i ritmi piuttosto lenti. Non è la classica commedia italiana degli anni '80, le scene esilaranti infatti si contano a fatica sulle dita di una mano (ad esempio Pozzetto ubriaco alle prese con l'ingresso di un lussuoso hotel), ma sa regalare delle belle suggestioni. 

Il dialogo e il bacio di Chantal e Guerrino all'aeroporto, separati dalla barriera in plexiglass (a prescindere dalla divertente gag finale), la scena della camera d'albergo in cui i due protagonisti, ignari l'uno dell'altro, non riescono a incrociarsi (girata con grande mestiere), ma anche la scena del pensato suicidio, con Guerrino che scrive sull'agenda "addio", per poi desistere dai suoi propositi e correggere in "anzi, arrivederci". 

Pozzetto come sempre regala una performance intensa: non aspettatevi l'Artemio de "Il ragazzo di campagna", ma il suo personaggio, mimica compresa, non è così lontano da altri portati sul grande schermo, specie negli anni '70; ma questa volta non legato quasi edipicamente alla madre e costretto a fare i conti con un suocera (la mamma della moglie defunta) invadente e insopportabile. 

Non mancano due compagni di cabaret: Massimo Boldi, nei panni di un antipatico taxista pettegolo ribattezzato "Lingua profonda", e Felice Andreasi, il saggio Enzo, amico del protagonista. Bene anche Ornella Muti e appuntohttps://caffediriky.blogspot.com/2020/10/la-filosofia-de-il-ragazzo-di-campagna.html l'impicciona suocera interpretata da Lina Volonghi. 

Commenti

  1. Non lo conosco ma questo avrei potuto trovarlo assolutamente interessante :)

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  2. mai visto, ma mi ricorda un episodio del film "Miracolo italiano" con Pieraccioni accompagnato da un trans interpretato da Anna Falchi (la Falchi e la Muti sono proprio quanto di più distante da un travone uno si immagina!)

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    1. Siii lo ricordo quell'episodio e anche il film. Tremendo..

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