L'ultima settimana di settembre: Abatantuono mal sfruttato in una commedia dolceamara



Tratto dall'omonimo libro di Lorenzo Licalzi, L'ultima settimana di settembre è un (breve) viaggio on the road che mette a confronto due generazioni diverse, rappresentate dal nonno Pietro Rinaldi (Diego Abatantuono) e dal nipote Mattia (Biagio Venditti). 

Il pugliese Pietro Rinaldi, scrittore di successo, è caduto in depressione dopo la morte della moglie. Ha smesso di scrivere libri e prepara il suo suicidio: "Dopo aver vissuto da egoista, muoio da egoista", dice, in una delle (poche) battute di impatto del film. 

Ma la morte arriva per la persona sbagliata, citando un'altra delle battute del personaggio: perde infatti la vita, per una tragica fatalità, la figlia Marta, madre di Mattia, in un incidente in cui muore anche il marito. Ed è questa la parte più toccante e intensa del film girato da Gianni De Blasi. 

Abatantuono è un gigante quando il copione ne valorizza il talento comico, oppure nelle parti più drammatiche e malinconiche. E infatti, in L'ultima settimana di settembre, dà il meglio di sé nelle scene in cui Rinaldi Senior prepara il suo suicidio (perfetto esempio di black humor) e in quelle in cui affronta prima il lutto, poi la conoscenza del nipote rimasto orfano.

Dopo la prima parte, il film perde invece vigore e sostanza. Il viaggio intrapreso a bordo di una vecchissima Citroen Ds 1967 per portare Mattia dallo zio paterno (altra figura rimasta nell'ombra...strani rapporti familiari, "forzati" per vie delle scelte narrative) è infatti senza grandi sussulti. Si ride poco e nulla, ci si commuove altrettanto poco, anche nelle parti che conducono a un finale chiaramente atteso e facilmente prevedibile. L'epilogo è ovviamente dolceamaro, così infatti sta diventando la nostra commedia (anche qui risente dell'influsso di quella americana?).  Ma nella finzione, non potrebbe andare tutto bene per una volta, come nel rassicurante cinema degli anni '80 e '90?

Certamente non è questo il difetto principale del film, quanto il non sfruttare pienamente il talento enorme di Diego Abatantuono. Il suo personaggio non viene approfondito in maniera adeguata: è un cinico misantropo, oppure è semplicemente disilluso ed effettivamente incapace di cogliere l'essenza della felicità? Un po' tutto sullo sfondo, da intuire, anche perché mancano quei flashback che, ad esempio, erano elementi fondamentali nella narrazione di Regalo di Natale, il capolavoro di Pupi Avati che ha consacrato l'attore Diego Abatantuono.

Così de L'ultima settimana di settembre rimane sostanzialmente l'unica trovata geniale del film: la lista dei "cattivi" stilata da Abatantuono, che strappa veramente una risata. E ribadisco, non vi aspettate un film struggente e commovente: è una commedia a tratti scontata, che soffre anche per l'assenza di comprimari all'altezza, fatta eccezione per il bravo Pinuccio Sinisi. 

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