Brutti, sporchi e cattivi: luci e ombre del film che racconta degrado e povertà di periferia

Vado subito al punto: "Brutti, sporchi e cattivi" di Ettore Scola è un buon film, ma non lo metterei tra i cult della Commedia all'Italiana. Gli preferisco, di gran lunga, "Una giornata particolare" e "C'eravamo tanto amati", ma anche "Il dramma della gelosia".

"Brutti, sporchi e cattivi" racconta la degradata periferia romana, una baraccopoli nella quale vive Giacinto (Nino Manfredi) assieme alla sua numerosa famiglia, tra figli e parenti acquisiti. Sul tema ho preferito di gran lunga Lo scopone scientifico: il film di Comencini infatti ha una struttura più solida e una vicenda centralizzante, le sfide a carte tra Peppino (Alberto Sordi) e la vecchia miliardaria (Bette Davis). Rimanendo alla produzione cinematografica dello stesso regista, anche "L'ingorgo" di Comencini mi sembra più efficace nel raccontare perfettamente quanto il vizio e la cattiveria sia radicata anche negli umili e nei poveri. 

Questo non significa che "Brutti, sporchi e cattivi" non abbia spunti degni di nota: la scena del pranzo del battesimo è un gioiello, così come la "fuga" in spiaggia (chi ha visto sa), un pezzo di bravura del regista (la carrellata dei volti con la musica a far salire la tensione) e di Manfredi (impagabile). L'impressione è che però manchi un po' di sostanza: il plot twist rappresentato dall'innamoramento di Giacinto per la prostituta Iside conduce a uno sbocco narrativo non eccezionale, fatta eccezione per la già citata scena del pranzo. Ci si deve accontentare (non poco) del confezionamento dell'opera: della cornice nella quale si muove questa grande famiglia, tra degrado e squallore. Una scena onirica geniale, a dimostrare la qualità della messa in scena. 


Ma è un film un po' penalizzato dallo stare "aggrappato" alla location della baraccopoli, ci sono tantissime comparse e un solo protagonista. Il vivere di espedienti della famiglia avrebbe meritato qualche approfondimento in più: le donne che vendono il loro corpo, per prostituirsi o per posare nude davanti a qualche fotografo di dubbio talento (c'è chi fa la oss e pratica masturbazione a un anziano supplicante), uomini che rubano, fanno accattonaggio o si prostituiscono a loro volta, travestendosi da donna. Manca un po' di interazione con il mondo reale, quel contrasto tra poveri e borghesi, o tra poveri e ricchi, appena accennato, ad esempio nella scena al commissariato, anche'essa magistralmente "impacchettata". 


Scola ha il merito di non farci empatizzare, né di condannare i personaggi di questo film: offre uno spaccato credibile della periferia degradata romana degli anni '70 e anche del patriarcato che inevitabilmente caratterizza le persone di bassa estradizione sociale. In tema povertà però ritengo molto più calzanti i 9 minuti de "Il personaggio del giorno", episodio del sottovalutatissimo "Signori e signore, buonanotte", film di un collettivo di registi tra cui...Comencini e lo stesso Scola. 


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