Fabrizio De André: il canto del servo pastore. La bellezza della solitudine


In uno dei brani più emozionanti del disco del 1981 - conosciuto da tutti come "L'indiano" -  il cantautore genovese Fabrizio De André racconta la bellezza della solitudine e lo stretto rapporto che un uomo può creare con la natura, descrivendo in versi poetici la vita del pastore sardo, un uomo solo, in fondo alla gerarchia sociale. Il protagonista del "Canto del servo pastore" non ha nome, non ha più i genitori ("Mio padre è un falco, mia madre un pagliaio, stanno sulla collina"). La sua unica compagnia fissa è un gregge di pecore, che guida verso una fonte dove potersi abbeverare, dove appunto fiorisce il rosmarino ("Dove fiorisce il rosmarino c'è una fontana scura"). Il pastore vive la sua vita giorno per giorno, senza sapere quale sia il suo futuro, con un po' di apprensione per ciò che può riservargli il destino ("Dove cammina il mio destino c'è un filo di paura - Qual è la direzione nessuno me lo imparò - Qual è il mio vero nome ancora non lo so").

La seconda strofa della canzone parla della solitudine del servo pastore:

"Quando la luna perde la lana e il passero la strada
Quando ogni angelo è alla catena ed ogni cane abbaia
Prendi la tua tristezza in mano e soffiala nel fiume
Vesti di foglie il tuo dolore e coprilo di piume
".

"La luna perde la lana", cioé quando viene praticamente sovrastata dalla foschia notturna: di notte il servo pastore può avere paura e soffrire, per la sua solitudine. Ma deve cercare di resistere a questi sentimenti negativi, "soffiando nel fiume" la tristezza.

La terza strofa della canzone è quella a mio modo di vedere più emozionante:


"Sopra ogni cisto da qui al mare c'è un po' dei miei capelli
Sopra ogni sughera il disegno di tutti i miei coltelli
L'amore delle case l'amore bianco vestito
Io non l'ho mai saputo e non l'ho mai tradito"


Il pastore non ha nome, non ha genitori, non ha legami con la nostra società, ma lascia tracce del suo passaggio nella sua "compagna", la natura, come i disegni intagliati nel sughero con il coltello. Il pastore prova nuovamente un po' di tristezza e di malinconia, pensando agli uomini che hanno una compagna con cui dividere il tepore casalingo, che si sono sposati, ma alla fine ha la consapevolezza che quell'amore lui non lo ha mai tradito, diversamente da tanti mariti infedeli. E qui De Andrè lancia un'esplicita e poetica "frecciatina" alla borghesia. Perché questa poesia, "Il canto del servo pastore" è un implicito atto di accusa verso quel mondo.

Nella strofa conclusiva di questo capolavoro si conclude la giornata del pastore, che si addormenta, mentre si consuma il fuoco che aveva acceso. Il pastore è l'ultimo nella scala gerarchica, è un povero reietto, ma in realtà è persona orgogliosa, non nasconde le proprie paure, ma riesce a combatterle; è sensibile, profondo e rispettoso della natura. Una persona in contrapposizione con il mondo borghese, con le sue contraddizioni, la sua ipocrisia, la sua presunzione che non nasconde un'incapacità di fondo ("Com'è che non riesci più a volare?", cantava Faber in un'altra celebre canzone). Il pastore è un uomo libero: e quella libertà si specchia nella natura, il tema di un'altra bellissima canzone del disco, "Se ti tagliassero a pezzetti" (QUI la mia analisi). Nel contempo anche noi possiamo ritrovarci nel servo pastore: nei momenti della vita in cui ci sentiamo soli. In fondo anche noi proviamo "un filo di paura" per quello che è il nostro destino. Anche noi però possiamo prendere la nostra tristezza in mano e provare a soffiarla via. Non sarà facile.

Commenti

  1. Un brano che mi ha sempre comunque fatto pensare a un pastore indiano.
    Cioè, poteva essere un pastore di qualunque luogo, ma alcune descrizioni mi ricordano la filosofia indiana.
    Un uomo libero da tutto, anche dall'amore che non ha mai conosciuto.
    Solo la natura, coi suoi misteri.

    Moz-

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    1. Esattamente, come sai c'è un continuo parallelo tra Sardegna e America in questo disco.
      E questo è il parallelismo più suggestivo e poetico.

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    2. Esatto, tutto il mondo è paese, o forse... Sardegna.

      Moz-

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    3. La Sardegna non del Billionaire però :D

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  2. La solitudine in mezzo alla natura è una lunga meditazione, io l'ho sempre vista così.
    Certo la vita di un pastore sardo solitario dev'esser tutt'altro che semplice, ma almeno può contare su un panorama mozzafiato :)
    Bella canzone, come sempre quando si parla di De Andrè. Buona giornata.

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    1. Ciao Dama, sì, la solitudine in mezzo alla natura è anche una lunga meditazione e dal nostro punto di vista è un tipo di solitudine decisamente benefica. A me fa più paura la solitudine tra le quattro mura di casa..anche se per ora non è un problema :)

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  3. Ma solo io ho pensato al pastore che si congiunge con le pecore? Giusto per usare un termine alla moda.
    E niente, dovevo rovinare il tuo post. Perdonami. 😅

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    1. E' normale che il pastore si congiunga con le pecore.
      Il Pastore vero non lo fa.

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    2. Il pastore non ha bisogno dell'autocertificazione per ricongiungersi..con il gregge :D

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    3. Per la privacy nell'autodichiarazione non sapremo mai il nome della capra preferita😁

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  4. De Andrè ci ha regalato sempre grandi canzoni.
    Saluti a presto.

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    1. Questa canzone non è conosciuta da tutti. Spero che possa aver invogliato all'ascolto :)

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  5. È molto interessante la musica/poesia di De André e forse merita un ascolto e un occhio particolare per riuscire a scoprirne il senso e i messaggi in essa racchiusi..Ecco che entri in "gioco" tu e lo fai benissimo,mettendo in luce e traducendo strofe passo passo ,strofe con termini a dir poco poetici ma che analizzati vanno a collegarsi e ad intrecciarsi alla nostra realtà...originari di un passato sempre attuale e da cui potremmo ispirarci anche per una maggiore consapevolezza se vogliamo data dalla nostra coniugazione al tempo e a quel che sentiamo davvero.

    Le strofe sono tutte molto ricche di senso ,l'ultima fa davvero riflettere anche e non solo per come ne hai posto l'accento .

    Il pastore e la similitudine all'Indiano d'America inquadrano un unico senso : "l'incontaminazione".Ci sarebbe davvero tantissimo da dire su questo e lo possiamo vedere anche nella nostra situazione attuale che stiamo vivendo opposta mente contaminata!

    Inquadravo la foto del post... e già questa mi porta in una dimensione da cui ci siamo allontanati per dare spazio a costruzioni che entrano nell'ingranaggio del mercato ,di un economia che necessita una forma di distruzione per poter insediarsi nella produzione , uso/consumo....e in cui sempre la scala gerarchica resta in piedi da quel tessuto capitalista .

    Grazie come sempre per questi post che hanno un sollecito interessante al " ascolto"soprattutto quello interiore!

    Buona giornata Riky

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    1. Grazie cara, come sempre. Incontaminazione: direi che hai "estratto" dal cilindro una parola chiave. Al di là delle persone che hanno dovuto affrontare in prima persona l'emergenza coronavirus, siamo stati comunque tutti contaminati: da paura, ansia, preoccupazione, anche da momenti di egoismo.
      E sai che l'egoismo è emerso anche in momenti inaspettati?
      Ricordi la foto dei camion che portavano le bare? Molte persone hanno avuto una reazione di compassione emotiva-isterica, hanno avuto paura della morte vicino loro e non pietà per le persone morte...sai perché la gente aggrediva verbalmente la gente in giro durante il lockdown (quando magari era in giro per giustificati motivi?)? Perché invidiava a quelle persone di non avere paura...fermo restando che chi è andato in giro durante il lockdown, senza motivi plausibili, quindi infrangendo la legge, ha sbagliato!
      Ecco il grande egoismo, ecco la contaminazione..Anche io spesso ho ragionato, tra me e me, in modo egoista, per la paura, anche se appunto la paura ci giustifica, in parte..Perché Dio può esistere o non esistere, ma è indubbio pensare che chi ha una forte fede, non ha paura della morte, di questo sono sicuro! Come il pastore riesce a soffiare via la tristezza, chi ha fede soffia via la paura della morte.
      Ripeto: si può avere fede o non avere fede, ma alle persone che hanno fede va riconosciuta assolutamente questa forza.
      E credo, davanti a quella foto delle bare, che la reazione migliore sia stata una preghiera per quelle vittime. Anche da parte di laici e atei, paradossalmente; anche se non esistesse nessun Dio, sarebbe comunque un pensiero, un ricordo, un saluto per persone che non abbiamo mai conosciuto, mai visto, delle quali abbiamo forse letto il nome su qualche giornale.

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    2. Se vogliamo dirla tutta, la contaminazione, non è egoismo ma pura cattiveria

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    3. Può essere. In fondo tutti noi abbiamo dentro "della cattiveria" - forse perché l'uomo è davvero di istinto "lupo per gli altri uomini"-, tutti noi possiamo essere portatori di cattive azioni.

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  6. Non conoscevo la canzone in questione ma quanto a testi credo che De André non possa deludere mai nessuno: parole bellissime e mentre le leggevo, ti giuro, me ne meravigliavo riga dopo riga pensando "ma com'è possibile che una mente partorisca queste parole che, seppur semplici, messe una dietro l'altra creano qualcosa a cui tu non saresti mai arrivata?!".
    È una cosa che mi affascina troppo il modo di scrivere di chi ha una penna tanto bella. E non so cosa darei per essere a quei livelli xD Ma d'altronde geni così devono nascere una volta ogni tanto, sennò...xD
    Ma veniamo al testo in sè: innanzitutto c'è da dire che praticamente tutti, chi prima e chi dopo e chi più e chi meno, ha sperimentato la solitudine. Credo non tutti però abbiano sperimentato e colto anche la sua bellezza, perché non è sempre facile e perché dipende tutto soprattutto da come ci arriviamo. Io credo che in certi punti della vita sia indispensabile per tornare a ricongiungerci poi con gli altri; tra l'altro ormai è quasi scontato collegare lo stare soli con il collegamento con la natura perché è come se fosse il nostro punto di partenza ed il punto in cui possiamo tornare quando abbiamo bisogno di salvarci. Ed in effetti è così ed è anche affascinante pensarci, perché la natura ha poi tanti modi di toccarci l'anima: c'è chi magari subito la associa alle passeggiate solitarie e silenziose in montagna, chi ai pensieri in riva al mare, chi alle scalate un po' più intraprendenti...per me, ovviamente e manco a dirlo, è una notte stellata, la luna, i pianeti visibili...
    Tutti pezzi diversi dell'universo fuori che scegliamo noi in base all'universo che abbiamo dentro ma che, alla fine, serve a completare il quadro di tutti :)
    Insomma, un testo meraviglioso che offre veramente spunti di riflessione da tutte e parti: particolare e molto azzeccata anche l'idea di avere come protagonista un pastore che, a ben pensarci, è decisamente la metafora perfetta per descrivere un uomo che ha vissuto tutto anche quando non ha vissuto niente e che se ne sta in mezzo alla natura per stare, in fondo, in tutti i luoghi del mondo.


    Ps. Me lo tatuo sul cuore.
    "Quando la luna perde la lana e il passero la strada
    Quando ogni angelo è alla catena ed ogni cane abbaia
    Prendi la tua tristezza in mano e soffiala nel fiume
    Vesti di foglie il tuo dolore e coprilo di piume"

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    1. Bellissimo commento, grazie :).
      Mi fa piacere averti fatto scoprire questa poesia..purtroppo sconosciuta a chi non è appassionato del grande cantautore genovese.
      Canto del Servo Pastore e Se ti tagliassero a pezzetti sono due canzoni legate da un filo...il filo è la natura, che è simbolo di libertà...Nessuno di noi baratterebbe le nostre vite con quella di un pastore, ma nella filosofia de andreiana il pastore è un uomo libero (nonostante quel servo del titolo), non è prigioniero delle convenzioni sociali, degli orari rigidi e dello stress della nostra società (il famoso tailleur grigio ammazza libertà). La sua vita non è priva di sofferenza, anzi, e come detto non ha comodità. Però ha questa capacità di mettersi in simbiosi con la natura, e qui la filosofia di De Andrè si apre allo sciamanesimo degli indiani d'America, appunto, per confermare il parallelo.

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    2. Bellissimo il suo commento, fa riflettere copiato.

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  7. ...sei riuscito a completare il mio discorso di contaminazione esterna/interna .

    Mi ha fatto molto riflettere il tuo commento in risposta e mi chiedo se sappiamo davvero dare un interpretazione esatta alla "paura della morte" o se non sia essa stessa più "paura di perdere l'amore " e del senso di vuoto con cui tocca fare i conti come conseguenza a tale perdita.

    Non so se posso permettermi di sapere che possa trattarsi di "egoismo" ...potrebbe essere un inganno che inizia contaminando una parte di noi stessi la quale rimane osservatrice attenta e diretta dei comportamenti umani , quei comportamenti in cui possiamo perfino rivederci ,come in modo onestissimo tu hai sottolineato .

    Forse non dovremmo mai dimenticare il nostro stato di imperfezione e possiamo evitare di contaminarci a vicenda anche scivolando in quella delicata forma di silenzio,o meditazione interiore ...non ti pare questo stesso, atto di preghiera o se vogliamo, fede che non ha l'obbligo di giudizio tra il credente o il non credente in un "Dio mistero "che non parla secondo logiche e illogiche umane? La domanda è : sentiamo l'amore?

    La "fede" è gia' metaforicamente quell' anello che ci unisce al cuore ...se non riusciamo amando noi stessi per prima avendo fede prima di tutto in noi stessi e nel nostro cuore la "pietà" non nasce credo ...non si espone fuori da noi perché non le abbiamo dato modo e moto di ascolto ...paragonabile ad un seme senza luce ,senza vie di nutrimento .


    Se a metterci paura fosse il "cadavere dell'amore "?...forse è questa la paura che ancora non riusciamo a elaborare e ritenere possibile come senso di vuoto da un pieno dato per scontato
    fino al
    momento crudo in cui si manifestano vicende simili ..e spaventa più della morte fisica di una persona ...

    Credo che da quella mia estrazione di una parola chiave tu sia riuscito ad aprire con la stessa altre porte su cui spesso noi umani ci scontriamo invece di incontrarci !


    Fede,preghiera,Dio,pietà,contaminazione,paura ,morte ....l'Amore è la chiave che entra in tutte queste stanze se si vogliono davvero esplorare ...

    Grazie a te davvero ...ciao




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    1. Credo sia così: l'Amore è l'elemento che lega credenti e non credenti, una forza eccezionale e tutto sommato invincibile.
      L'amore può essere fatto a pezzetti, ma sarà sempre ricostruito: cantava così, De André.

      Quando vediamo il cadavere dell'amore? Quando facciamo qualcosa che va in direzione opposta. Tutti noi, come dico sempre, dall' "alto" della nostra imperfezione, possiamo compiere azioni non buone. E credo che le reazioni a quella foto fossero spesso frutto della mancanza di amore, paradossalmente...come è stata mancanza d'amore condividerla, diffonderla...Anche se capisco la stampa, purtroppo anche se io stesso sarei stato costretto a diffonderla, se fosse stata una foto riguardante il mio territorio...Ma serviva davvero mettere nelle bacheche dei social quella foto? Il Covid-19 è una brutta malattia, non c'è bisogno di una foto che rappresenta la morte.

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    2. Capisco e forse scritto da te acquisisce ancora più valore la non condivisione di una simile foto ...quindi si * L'amore può essere fatto a pezzetti, ma sarà sempre ricostruito.


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    3. Su questo non ci sono dubbi...l'Amore non si estinguerà mai, neanche se dovesse sparire l'uomo...rimarrebbe in natura...

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  8. Analisi stupenda di un brano intriso di malinconia e passione. Riviverlo in silenzio scorrendo questa parafrasi è stato emozionante.

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    1. Grazie <3 ed è stato bello per me sapere che questa canzone è nella tua playlist!

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