Jujutsu Kaisen NO SPOILER: la seconda stagione dell'anime. La gioventù di Satoru Gojo, l'arco di Shibuya

Note: l'articolo è privo di spoiler, così come la recensione di A.J. (primo link). Il post del secondo link, su Gojo, è ricco di spoiler. 


Jujutsu Kaisen è stata la lettura che mi ha riavvicinato al mondo dei manga e degli anime dopo tanto tempo. L'opera mi incuriosì molto, dopo aver letto la recensione di A.J. che ho pubblicato in questo blog.

L'anime, realizzato dallo studio Mappa, è stata un'esperienza avvolgente che mi ha spinto a iniziare la lettura del manga: e da ieri, su Crunchyroll, è arrivato il primo episodio dell'attesissima seconda stagione. Ventitré episodi che ci accompagneranno per altrettante settimane. 

Jujutsu Kaisen è un manga a venature horror, con diversi personaggi interessanti, capaci di rompere gli schemi delle narrazioni dei Battle Shonen. I protagonisti non sono eroi, sono stregoni (il concetto di stregone richiama già qualcosa legato più alla sfera del male che del bene): personalità complicate, con venature di follia, capaci di guardare le maledizioni e la morte in faccia senza paura. 

Yuji Itadori, il protagonista, è un personaggio dal cuore puro, ma il suo desiderio di salvare gli altri nasce da una spinta individualistica e anche un po' egoistica: morire circondato da persone che gli vogliono bene. Megumi Fushiguro, l'alter ego del protagonista, ha un forte legame con la sorellastra, ma è un personaggio con qualche ombra (non per gli shikigami che maneggia abilmente grazie alla sua tecnica maledetta) e un'etica particolare; Nobara Kugisaki è una giovane donna determinata, il suo femminismo entra in contrasto con quello di Momo Nishimiya: quest'ultima rimarca il maschilismo della società degli stregoni (che poi è più in realtà un patriarcato, se guardiamo alla famiglia degli Zenin), Kugisaki ribadisce di non fregarsene nulla di maschi o femmine, di avere piacere a sentirsi e vedere bella e di voler diventare un forte stregone. Un elogio del vero femminismo.

Jujutsu Kaisen è dunque un manga che celebra l'individualismo puro e lo fa con il personaggio più affascinante e potente di tutti, Satoru Gojo. Quest'ultimo, al giovane allievo Megumi, rimprovera la mentalità sul campo di battaglia: uno stregone deve essere pronto "a vincere a costo di morire", non a "vincere morendo": vincere sacrificando la propria vita non serve sostanzialmente a nulla. Gli stregoni devono cooperare tra loro, ma alla fine devono focalizzarsi sul nemico (maledizione) ed essere avidi di potere per diventare sempre più forti. 

Cosa vedremo in questa seconda stagione dell'anime?

Si partirà proprio dal passato di Satoru Gojo, dal suo rapporto con Suguru Geto. Il giovane Gojo non è ancora lo stregone più forte della sua era, è un promettente studente di stregoneria. E quanto vedremo in questo lungo flashback, che occupa quasi due volumi del manga e cinque episodi della seconda stagione dell'anime, è un momento fondamentale della vita di questo personaggio, quello in cui Gojo diventa consapevole della necessità di diventare davvero lo stregone più forte; e diventa consapevole anche della propria forza. 

Ma il Satoru delle fasi finali di questo flashback è diverso anche dall'attuale: c'è un percorso di crescita che porta il potentissimo stregone a non rinnegare se stesso e il proprio individualismo, ma a  trovare un ulteriore scopo, quello di addestrare giovani studenti che possano eguagliarlo e addirittura superarlo, nonché fiancheggiarlo nella lotta per rendere più equa e moderna la società degli stregoni. È un Gojo molto più responsabile rispetto ai tempi in cui era un talentuoso studente. 

Ovviamente questa parte dell'anime pone il focus anche su un personaggio principale della saga, Suguru Geto, il grande villain del prologo (Chapter 0), che come sappiamo è stato ucciso dal giovane studente Yuta Okkotsu e finito proprio per mano di Gojo. Conosceremo anche Toji Fushiguro, discendente degli Zenin e padre di Megumi: un altro anti-eroe, a dimostrazione che l'equazione stregoni = bene non è corretta. Jujutsu Kaisen non può essere infatti banalizzato nel cliché della lotta del bene contro il male.

Terminato questo flashback, torneremo nel presente, con l'arco narrativo più celebre dell'arco: quello di Shibuya, ambientato nella notte di Halloween. Un arco in cui vedremo scontri mozzafiato e assolutamente imprevedibili. Il gruppo di maledizioni capeggiato da Mahito e dal redivivo Suguru Geto tesse la propria tela per sopraffare il gruppo degli stregoni e soprattutto Gojo, che sulla carta potrebbe spazzare ogni nemico senza fatica. Ne parleremo

Commenti